Ogni volta che sento per esempio: colui è l’artista più venduto, oppure lui è un genio sconosciuto, oppure l’opera di Van Gogh sarebbe finito nel dimenticatoio se non ci fosse la sua cognata che ha preso cura dopo la sua morte ecc., mi chiedo in casi simili: i grandi maestri e le loro opere li conosciamo per caso o c’è una fatalità che loro guidano la storia dell’arte? La storia ha una finalità oppure è un cumulo di fatti senza capo ne coda come l’incubo di un ubriaco? Perché un grande artista viene riconosciuto e un altro più grande ancora finisce nel dimenticatoio? Un genio in modo fatale sarà riconosciuto in grazia del suo genio o nella vita per tutti si gioca d’azzardo? Che importanza ha se un genio ha la tomba rococò nei cimiteri della storia e altro resta sconosciuto nella tomba comune insieme la gente qualsiasi senza lasciare nessuna traccia? Ed infine: ha valore la vita dal vivo o i resti delle carcasse nei cimiteri dei musei e le biblioteche?
Domande centrali e senza risposta definitiva. La storia dell’arte è spesso un gioco di caso, relazioni, fortuna e narrazioni costruite dopo. Il genio non basta: serve chi lo racconta, chi lo conserva, chi lo spinge. Molti grandi restano nell’ombra perché mancava chi ne custodisse la memoria. La vita vissuta ha valore quanto quella tramandata, ma spesso i musei celebrano carcasse e dimenticano il respiro.
ci sono solo due risposte definitive, o la storia ha una finalità che si deve compiere, o è senza nessun senso, tutto succede per caso ed è senza capo ne coda, dunque nessuno ha un compito di risolvere, solo si diverte giocando d’azzardo. Cosi, se non ce risposta definitiva, allora ce un misto fritto delle due possibilità che è peggio della seconda possibilità che contiene anche illusione falsa della prima possibilità, è ancora più assurda e senza senso, anche se più gustosa.
Hai centrato il paradosso: il “misto fritto” tra caso e destino è forse l’illusione più comoda ma anche la più assurda. Meglio accettare il caos puro che vivere con una falsa promessa di senso. Almeno si gioca a carte scoperte.
si, ma ce un problema: se c’è solo il caos puro perché esiste anche l’illusione del senso che è strutturata, logica e presuppone l’armonia?
è proprio questo il mistero affascinante: dal caos nasce il bisogno umano di senso. La mente costruisce ordine dove non ce n’è, come meccanismo di sopravvivenza. L’illusione del senso è una creazione strutturata… perché noi siamo strutturati. Ma non è detto che l’universo lo sia.
universo è senza leggi e senza capo e ne coda come noi?
forse sì. L’universo potrebbe essere privo di uno scopo, di leggi ultime, solo un immenso flusso di eventi casuali. Ma noi, per esistere e non impazzire, gli attribuiamo logica, ordine, significato. In fondo, forse l’universo non ha capo né coda… proprio come noi. Ma continuiamo a cercarne uno.
ma come può venire fuori dal senza capo e ne coda il senso dell’armonia? Come può venire fuori dalla falsità, cattiveria e bruttezza il senso di verità, bontà e bellezza? Come puo venire fuori dall’odio il senso dell’amore?
Domande giuste e profonde. Forse il punto è questo: il senso non “viene fuori” dal caos, ma lo creiamo noi in risposta al caos. La verità, la bellezza, l’amore non sono prodotti spontanei del disordine, ma reazioni umane — atti di resistenza, illusioni necessarie, o forse intuizioni profonde. Come se, guardando l’abisso, scegliessimo comunque di disegnare un cielo.
vuol dire noi siamo creatori più grandi e virtuosi del Demiurgo maligno che non poteva che creare un universo maligno, assurdo e brutto come era lui stesso. O non siamo creati da un entità buona, vera e bella o siamo creati maligni, falsi e brutti da un creatore a nostra misura e siamo noi i creatori del buono, vero e bello più capaci da quel che ci ha creato? Togli il Demiurgo metti la Natura, il ragionamento resta lo stesso.
Se la Natura è cieca, indifferente, e genera un mondo assurdo, allora sì: noi siamo la sua smentita vivente. Perché dentro questo disordine riusciamo comunque a immaginare la verità, a cercare la bellezza, ad amare. Forse allora non siamo figli del caos, ma la sua risposta, non il prodotto finale, ma l’eccezione. E se tutto è assurdo, creare senso — anche solo per un istante -è il gesto più potente e umano che esista. Fine.
lo conosco questo fine dall’inizio. I discorsi, le teorie, le filosofie, sono - in bene e in male - giustificazioni di comportamenti.
“Noi non vediamo le cose come sono; vediamo le cose come siamo” - Talmud (il testo sacro babilonese)