Oleg Dou, Natura (quasi) morta
Possiamo notare l’uso sapiente della luce che da sinistra verso destra entra radente e disegna gli oggetti consolidando il loro volume scultoreo. Luce e ombre che rendono la morbidezza degli aceri d’uva, che definiscono la buccia bucherellata dei mandarini, la sottigliezza e la lucidità delle foglie, le velature del silicone inpalpabile, fino alla resa 3D dello sperma nel preservativo semitrasparente, lo stesso sperma assume peso nella rappresentazione grazie alle grinze tese del silicone anticoncezionale, che pende dal ceppo come simbolo della caducità umana.
Il profilattico sporge impercettibilmente in avanti nel suo tangibile realismo tridimensionale, come fosse in una situazione precaria, creando un colpo d’occhio che attrae lo spettatore moderno nell’immediato: questa tendenza, così come la presentazione di frutti maturi, simboleggia la “vanitas” dell’esistenza umana, ovvero il richiamo alla caducità della vita, un bene effimero destinato a svanire nel tempo.