Qesh mirë kush qesh i fundit

-Ku po shkon? Jasht bie shi!

-Por unë sepse bie shi po dal.

(nga Ditar i një fuksi)

Il Grande Intellettuale:
-Grande donna, grandissima!
I figli sono i sintomi dei genitori - Françoise Dolto

Lo Grande Scrittore:
-E i genitori sono i prodotti dei loro predecessori. È semplice, no?

Il Grande Inquisitore:
-È semplice, ma la semplicità si complica se il procedimento s radicalizza andando fino ad Adamo e Eva che erano progenitori dell’umanità, e perciò risulta che tutta l’umanità è un sintomo della Caduta.
Le verità semplici sono più difficili di accettare, per questa ragione la verità è semplice ma risulta complicata.

Il Grande Intellettuale:
-I madh Kirkegardi, i madh, shumë i madh:
State attenti: la nave è ormai in mano al cuoco di bordo, e le parole che trasmette il megafono del comandante non riguardano più la rotta, ma quel che si mangerà domani - Søren Kierkegaard
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shoku Ropi:
-Çe madhe zeza, akoma besonte në Zot, i kishte ngel sahati në Mesjetë! Pastaj kjo më duket një histori e një romani të famshëm me aventura ku ekuipazhi ngriti krye kundër kapitenit të anijes i udhëhequr nga guzhinieri. Nuk e mbaj mend emrin e romanit.

Lo Grande Scrittore:
-Ishulla e thesarit e Stevensonit.

Il Grande Inquisitore:
-Illustrazione è scelto sbagliato solo per impressionare i non vedenti. In questa immagine nel megafono parla ancora il comandante, ci voleva un foto di crociera dove il megafono trasmette le parole del cuoco del bordo:
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Karl Kraus ha detto che l’apparizione dell’aeroporto è segno di Fine della Storia. È più che vero nel senso positivo, nel senso negativo la Fine della Storia è l’apparizione della crociera.

Per capire in profondo le questioni di un campo della cultura devi saltare in un altro campo e guardarlo il primo dal di fuori per trovare le risposte giuste e le mosse importanti da fare. Press a poco succede come nel giochi dei scacchi, chi guarda il gioco da fuori capisce meglio le mosse perché non ha niente da perdere, mentre i due giocatori impegnati sono persi nelle piccolezze e preoccupazioni per non perdere il loro gioco ad ogni costo; con altre parole loro sono bloccati da loro angosce e paure di perdere.
La risposta si trova sempre in un altro campo, la risposta interessata si trova sempre guardando da un altro campo disinteressato. Ose duhet të jesh sypatrembur që shoh lojën tënde nga jashtë sikur nuk është e jotja, dmth me pak fjalë nuk duhet të kesh frikë se humbet. Kjo shpjegon se përse ne fuksat fitojmë gjithmonë, bile edhe mbasi e fitojnë neshjen disidentët.

(nga Ditar i një fuksi)

Ammettiamo, signori, che l’uomo non sia stupido. (Effettivamente, non si può proprio dire questo di lui, se non altro perché se fosse stupido lui, ma chi sarebbe allora intelligente?) Ma se anche non è stupido, è comunque mostruosamente ingrato! Ingrato in modo fenomenale. Penso perfino che la migliore definizione dell’uomo sia questa: essere bipede e ingrato.
(Fëdor Dostoevskij - Memorie dal sottosuolo)

Hajde Njoni:
-Chi è ingrato per forza risulta stupido, perché se uno prende la grazia di un dono e non è grato, non prende più un altro dono, e per di più perde la grazia del primo dono e la grazia in generale.

Il titolo del libro “Il giro del giorno in ottanta mondi” rimanda a Jules Verne, che Cortàzar definisce scherzosamente il suo omonimo, e insieme dichiara le intenzioni dell’autore: «Un viaggio intorno al mondo, come quello di Phileas Fogg, ma senza muovermi dalla mia scrivania. Un libro pazzo, da fuori di testa, fatto di ritagli e avanzi, come un grande collage».

La traduzione mi affascina come lavoro paraletterario o letterario di secondo grado. Quando si traduce, vale a dire, quando non si ha la responsabilità del contenuto dell’originale, il problema non sono le idee perché quelle le ha già messe l’autore; basta trasferirle e a quel punto i valori formali e quelli ritmici che si sentono pulsare nell’originale passano in primo piano - Julio Cortasar

Hajde Njoni:
Il passo per la traduzione è perfetto per descrivere un epoca formalista estetica contentissima che mancano le idee originali, anzi le idee originali devono mancare per forza in modo che tutte l’energie intellettuali si spendono per il contesto, non per il Testo. Ancor meglio che il Testo non esiste affatto, invece del Testo deve esistere il Vuoto circondato da rifiuti estetici e giochi di saltimbanchi come in questo caso che il saltimbanco ha vestito a rovescio la giacca del suo omonimo Julio Verne.
Il postmoderno nuk ka brirë.

Hajde Eneky Tjetri:

zoti Shyti:
-“La morte a Venezia” di Tomas Mann riesce, in maniera sublime, a far collimare perfettamente l’evolversi della vicenda e i suoi protagonisti, con l’aria pestilenziale e allucinata della Venezia di un epoca ormai remota. Mann riesce a far convergere la bellezza dei luoghi con la bellezza dei personaggi. Egli però ci indica anche l’altra faccia della medaglia. E cioè che dove c’è beltà si annida anche il germe della distruzione, del decadimento. All’amore per un qualcosa di irraggiungibile, corrisponde sofferenza, follia, morte. Ma questo cammino verso la distruzione, viene interpretato anche come un qualcosa che può portare godimento e in alcuni frangenti estasi.

shoku Zylo:
-Pirdh se lirohesh o artist i modh si protagonisti i romanit dhe i identifikuar me të si ndodh rëndom gjatë leximit të një romani.
Il protagonista del libro è un grande artista in cerca del sublime. Mann in tutta la sua opera descrive la figura dell’artista visto da contesti diversi, l’interesse principale di lui è stato il destino dell’artista nella società. Mann appartiene agli cosiddetti geni più o meno coscienti per l’arrivo della cultura nello stadio terminale in tutti i campi dove viene naturale chiedere: cosa ambiammo fatto fin qua e perché l’abbiamo fatto? Che senso ha tutto questo? (ose thënë ndryshe në formën e pyetjes alabake: Ç’pate o intelektual i shquar, t’hyni apo t’doli?). Proprio qui sta il valore di Mann e dei suoi simili: Spengler, Kraus, Joyce, Godel ecc. Il suo tempo è proprio il momento storico dove tutta la cultura: la filosofia, l’arte, la scienza ecc., ferma la sua corsa e riflette su di se e sul proprio destino con conseguenza i termini ormai consumati: Fine della Filosofia, Fine dell’Arte, Fine della Storia ecc., dappertutto “fini” discussi in continuazione da un secolo e che fano capo al termine biblico Fine dei Tempi, compreso anche la Battaglia Finale menzionata nell’inno dell’Internazionale.
Quanto sopra è il lato buono della faccenda, altro lato è che l’umanità o meglio l’Occidente è invecchiato, sente che l’età della pensione è vicina quando in modo naturale si fanno i conti su quel che hai fatto e perché l’hai fato, proprio come un boomer vecchio marcio controlla i contributi pagati nel tempo per sapere quanto sarà la sua pensione.
L’umanità da un secolo sta controllando i contributi culturali versati nel tempo.

zoti Shyti:
-Ke marrë kot! (frazeologji që na duhen)

shoku Zylo:
-Ja të marr prap kot me frazeologji që na duhen, sepse në një epokë të kotë kush merr kot, jep plot me frazeologji që s’na duhen.
La moglie di Mann dice che la trama del libro ha tratti biografici, riferito anche ad un viaggio che famiglia Mann fa a Venezia dove incontrano un adolescente con bellezza angelica, allarme dell’autorità della citta per la minaccia di un epidemia di colera ecc., quasi tutto il libro in questione. Non per caso il grande artista sublime boomer muore proprio nella città morta di Venezia, ancora viva grazie al turismo, causa di un passato storico glorioso piena di sfarzo. “Venezia che muore” è un ambientazione usata in molti altri casi letterari come metafora della morte simbolica dell’umanità tramite la città lagunare che ha realizzato il massimo della bellezza nella storia dell’umanità. Il significato banale della novella “Morte a Venezia” è il boomer vecchio marcio che ha cercato tutta la vita ideale sublime della bellezza e in fine muore invidiando e desiderando la freschezza giovanile del z gen che incarna il suo ideale perso ricercandolo studiando, scrivendo e leggendo libri. In fin dei conti “Morte a Venezia” è un racconto comico, esaurisce il tragico trasformandolo in comico tamon ose tëpkë si në romanin e modh “Shkëlqimi dhe rënia e shokut Zylo" ku unë jam protagonist. Proprio la situazione attuale che fa ridere anche i cani.

Vetëm zoti Shyti nuk qesh sepse nuk merr kot me frazeologji që na duhen. Por për t’ja fut, ja fut që ç’ke me të! Kot apo plot, s’ka rëndësi, ka rëndësi që zoti Shyti ja fut me seriozitetin më të madh!

Hanno chiusi i manicomi quando i dottori hanno capito che tutto il mondo era un manicomio, non c’era più differenza tra dentro e fuori manicomio; non aveva più senso tenerli in vita, solo spese inutili per lo stato e il sistema sanitario.

(nga libri Aforizma për psikopatët që nuk pijnë ilaçe)

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Dietro tutto le lamentele spengleriane per il tramonto e il suicidio dell’Occidente si nasconde un piacere perverso perché l’uomo caduto è per definizione un suicida perverso in tutto quel che fa, crede, pensa e sente.
La migliore testimonianza per quanto sopra è la credenza fondamentale occidentale che era il piano di Dio che Gesù finisse nella croce.

zoti Shyti:
-Il grande James Joyce è un classico della letteratura; con il suo Ulisse è il precursore per antonomasia di una scrittura romanzistica innovativa dove la coscienza fluisce dentro il flusso di coscienza di Joyce.

shoku Zylo:
-Se “Ulisse” di Joyce è un classico, cos’è Ulisse di Omero?

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-Un mito. Joyce ha semplicemente preso spunto dal mito classico per riscrivere il suo capolavoro. Se non lo avesse intitolato Ulisse forse nessuno li avrebbe collegati.

shoku Zylo:
-Zoti Shyti ha detto che il mito non esiste se non come menzogna, mitico vuol dire qualcosa immaginaria creata a scopo di ingannare le masse e tenerli sotto il giogo del clero e del potere dei nobili aristocratici. Per esempio Gesù non è esistito per niente, è una fantasia popolare creata dal Vaticano come è una fantasia popolare per esempio la Biancaneve e sette nani, oppure Babbo Natale e i tre Maghi venuti dall’Oriente, oppure la teoria alternativa che la lingua dei pelasgi è la lingua pre-babelica conservata nell’albanese da dove sono derivate tutte le lingue del mondo ecc.

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-Ha ragione zoti Shyti dhe Eqrem Çabej, non ce niente di scientifico in tutto queste credenze irrazionali popolari; il mito non esiste, oppure esiste solo per essere demitizzato nga unë dhe zoti Shyti. Pra në fund të fundit miti ekziston që të tallim koqet ne intelektualët, njësoj si i tallte koqet shok Enver me Krishtin, iracionalitetin e feve dhe përroin e ndërgjegjes së Xhejms Xhojsit.

shoku Zylo:
-O pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht e që pjerdh në të njëjtin kungull me zotin Shyti e shok Enver, s’kape këtë:
In una lettera alla zia Josephine del 1921, Joyce consigliava: “Se vuoi leggere Ulisse faresti meglio a procurarti o prendere in prestito da una biblioteca una traduzione in prosa dell’Odissea di Omero” (Lettere I, 174).
Joyce ha intitolato gli episodi della sua epopea con i nomi dei personaggi dell’Odissea, e la trama di Ulisse ricalca grosso modo quella dell’epopea di Omero. Tuttavia, mentre l’Odissea dura un decennio, l’Ulisse dura circa 18 ore. Inoltre, Joyce carica quasi sempre di ironia le corrispondenze tra le due storie. Ad esempio, mentre Penelope è famosa per la sua fedeltà nell’aspettare il marito che torna a casa dalla guerra di Troia, il suo personaggio corrispondente nell’Ulisse , Molly Bloom, fa sesso con Blazes Boylan questo pomeriggio, cornificando Mr. Bloom.

shoku Ropi:
-O pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht, po si more i uruar kështu, kësaj i thonë i zoti e jep, tellalli s’e jep, dmth Xhejms Xhojsi ta jep, pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht nuk ta jep, e ma për vete!

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-Certo shoku Zylo, l’ultima lettura l’ho fatta affiancando proprio l’Odissea di Omero.

shoku Zylo:
-Hai fatto bene. Adesso provi di affiancare il primo commento che hai fatto con l’ultimo.

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-So bene cosa ho scritto, e riconfermo tutto. Joyce si è ispirato, ne ha tratto spunto, ne ha fatto quasi una parodia, questa è l’odissea di un uomo qualunque, non un eroe epico, ma che comunque grazie alla sua sensibilità e al suo essere vero e estremamente umano diventa agli occhi del lettore, almeno ai miei, un eroe del suo tempo.

shoku Zylo:
-Un eroe del tempo postmoderno non è eroe nel senso originale del termine, anzi è il contrario, è un vigliacco, è eroe di un epoca vigliacca che prende in giro l’eroismo in se per tranquillizzare le coscienze che girovagano con “flussi di coscienza” nell’osterie e i bordelli del mondo intero. In fin dei conti è la motivazione che conta per valorizzare una situazione, un impresa e una persona. L’eroe del suo tempo è l’eroe che tu vedi nello specchio ogni mattina.

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-Punti di vista. Non devo convincerti e non devi convincere me. La tua visione su questo la trovo limitante. Si può essere eroi per un giorno. Leopold è il mio eroe il 16 giugno.

shoku Zylo:
-Dar sfogo ai punti di vista più strampalate sono la caratteristica dell’epoca postmoderna con intenzione subdola di svalutare i valori, facendo uguali sia i valori, sia i disvalori; nel caso in questione dare ugual valore sia all’eroismo, sia alla vigliaccheria. Epoca vigliacca che adora i vigliacchi.

pordhanjosi që ka shqipëruar Xhems Xhojsin në frëngjisht:
-È la mia personale e sacrosanta lettura, per te strampalata, per me no. Detto questo credo che dovresti provare a leggere non solo con la testa, ma anche con cuore e pancia, si raggiungono vette magnifiche.

shoku Zylo:
-No, nell’epoca postmoderna si legge principalmente con un altro organo molto più importante del cuore, pancia e testa insieme. Da qui deriva importanza della famosa espressione “testa di cazzo”.

zoti Shyti:
-Sa i madh që është, frëng i madh! Nuk i mjafton që është i madh, por është edhe frëng!
Il messaggio dovrebbe essere che non c’è più nulla da dire. Si visualizza l’idea dell’arte, siamo al limite estremo, dove l’arte è al minimo, non è più forma ma è un’idea. (…) Se l’arte è ovunque, allora cessa di esistere. (…) La morte dell’arte è un paradosso: l’arte muore per eccesso di arte. (…) Non ci sono più posizioni singolari, ognuno crea le sue regole del gioco. Tutti possono produrre, non ci sono più segreti, tutti possono affermare qualcosa e hanno il diritto di farlo. (…) Tutti diventano creatori, c’è una mobilitazione generale che porta al paradosso per cui non c’è più un destinatario, tutti sono trasmettitori. Ognuno crea la propria espressione, e non ha più tempo di ascoltare gli altri.
(Jean Baudrillard, Repubblica, 6 gennaio 2004, intervista di Pico Floridi)

shoku Zylo:
-Fenomeni i mësipërm është pasoja më banale i një sistemi shoqëror bazuar tek individi o Mete për vete dhe çfar bën në det e ha në kripë. Të bëftë mirë zoti Shyti!

Maggioranza delle persone vivono e sprecano le loro energie per trovare ad ogni costo un pretesto per litigarsi con il prossimo e con il lontanissimo. E quando non trovano un pretesto, lo creano, altrimenti muoiono.

il Grande Scrittore:
-I madh Kundera, shum shkrimtar i madh!
I personaggi romanzeschi non chiedono di essere ammirati per le loro virtù. Chiedono di essere compresi, il che è completamente diverso. Gli eroi dell’epopea vincono o, se sono sconfitti, conservano fino all’ultimo respiro la loro grandezza. Don Chisciotte è sconfitto. E senza grandezza alcuna. Perché d’un tratto tutto è chiaro: la vita umana in quanto tale è una sconfitta. Di fronte all’ineluttabile sconfitta che chiamiamo vita non ci resta che cercare di comprenderla. In questo risiede la ragione d’essere dell’arte del romanzo.

il Grande Inquisitore:
-Kundera è un grande fallimentatore è un grande ipocrita confusionario falso come tanti grandi artisti che hanno avuto successo nella vita avendo come credo religioso assiomatico che la vita è una sconfitta. Il successo dei grandi scrittori e dell’occidente sul resto del mondo è per merito di Gesù - il fondatore del cristianesimo e dell’occidente - che è un grande vincitore perché è un grande fallimentatore. Kundera crede in Gesù come ogni ateo battezzato in chiesa.

shoku Zylo:
-Ha ragione Kundera, noi come grandi personaggi romanzeschi - io, zoti Shyti dhe shoku Ropi - non chiediamo di essere ammirati per le nostre virtù (che non abbiamo per niente), chiediamo di essere compresi come eroi sconfitti che conservano fino all’ultimo respiro la loro grandezza. La vita umana in quanto tale è una sconfitta, vuol dire che anche i nostri autori (“bëmë baba të ngjaj”) sono vincitori come eroi sconfitti në shtratin e ngohtë të sinjora Bertinit duke lëshuar gulce e ofshama kamasutra: “Beti, oh sa e lehtë je ti Beti!” natën e pikërisht ditës që kanë fituar çmimin Kadare.

shoku Zylo:
-Edhe Kadare është humbës i madh si Jezui dhe Skënderbeu, ndryshe nuk do të kishte shkruar esenë “Eskili, ky humbës i madh”. Të gjithë imitojnë Krishtin, edhe ata që nuk e besojnë:
Sei la dea di uno che non crede in nulla, la più grande felicità e sventura che mi sia capitata. Dopo che per lunghi anni ho parlato con sarcasmo di tali cose come l’amore (e simili) dovrei essere punito in qualche modo, e lo sono, ma non importa. Il fallimento è il punto capitale del mio programma - Emil Cioran, lettera del 17 Luglio 1981, a Friedgard Thoma

La barbarie naturale della vita sacra arcaica è altra faccia criminale della barbarie artificiale della vita desacralizzata nell’età del progresso.

Il mistero è ignoranza spacciato per sapienza.

Hë pë hë njeriu ka në disposizion vetëm dy substanca elementare për të ngritur muret e kështjellës së Rozafës: dashuri dhe urrejtje.

(nga Ditar i një fuksi)

Nëse para shëmbjes së murit të Berlinit rreziku atomik ishte i madh për shkak të armiqsisë ideologjike midis dy blloqeve armiq, sot ështe akoma më i madh pikërisht se në postideologji konflikti nuk ka shkak ideologjik, plas pa asnjë shkak në mënyrë idjote, tamam mënyra që i shkon më për shtat konfliktit njerzor.

-A ma keni pa gjo Putinin? Jo se isha dje te kinemo 17 Nëndori tu pa filmin e modh Oppenheimer të regjizorit t’modh Christopher Nolan e nuk pashë as Stalker, as albanoid e as korrikse; ishte vetem Kinoditari tu i ra me dore bashkë me zotin Shyti ul në radhë të parë, karrigen njit me Ali Aga Dagadaga.

Nell’epoca del consumismo sono tutti dei consumati.

(nga Ditar i një fuksi)

il Grande Scrittore:
-Esistere è un processo verso riunificazione di sé.

il Grande Inquisitore:
-Teoricamente è più che vero che esistere è un processo verso riunificazione di sé, in pratica la moda in vigore è esistere come un processo verso la dispersione di sé per trovare piacere nell’autodistruzione; basta vedere i grandi scrittori e le loro opere, loro sono fieri che sono distruttori del mondo stile Oppenheimer. La distruzione ti dà il senso di potenza, la moda dell’epoca dispersiva è la testimonianza migliore che l’uomo è un suicidato per natura.