il giornalista:
In un’intervista sostiene che la storia di Cristo la ha “sempre affascinata, soprattutto il suo sacrificio pianificato e assunto, il fatto che si è caricato i peccati del mondo”. E in Nemici pubblici, sostiene che il suo destino abbia preso una svolta cristica. Cosa la spinge ad affermare ciò? È questo il sacrificio che deve compiere lo scrittore?
Michel Houellebecq:
Sì. È un aspetto dell’attività: non possiamo certo chiamarlo lavoro. Diciamo che, così come io lo concepisco, scrivere implica il caricarsi su di sé il negativo, tutto il negativo del mondo, e dipingerlo in modo tale che il lettore possa sentirsi sollevato dall’aver visto espressa questa parte negativa. L’autore, che si assume la responsabilità di esprimerla, corre ovviamente il rischio nello stesso tempo di essere assimilato a questa parte negativa del mondo. Questo è ciò che rende a volte quella di scrivere un’attività complicata: il fatto di assumere su di sé tutto il negativo. E in effetti ha a che fare con Cristo che prende su di sé i peccati dell’umanità. Quindi sì, è un dato di fatto, c’è una somiglianza. È una buona conclusione, giusto?
(intervista, Interventions 2020)
Houellebecq è un grande intellettuale e un grande scrittore, è il massimo genio della storia visto che ha realizzato la massima ambizione di tutti gli intellettuali postmoderni: il Cristo Salvatore a rovescio, la caricatura del Nostro Signore che ci salva dai nostri peccati. Basta che leggi Houellebecq e hai già prenotato il posto nel Paradiso.