FIAT LUX - pjesë e shtatë (Xhojsi)

Noi viviamo la prima epoca senza riferimenti e Maestri - Marcello Veneziani

L’epoca senza eredi dei maestri del passato coincide con l’epoca epoca di non separare i maestri cattivi dai maestri buoni, son messi tutti insieme nel sacco del babbo Natale. Mi sembra che Veneziani non si rende conto della coincidenza, e neanche che non devono essere seguiti i maestri cattivi. Per non dire che non definisce chi merita di essere seguito e chi non. Per fare questo oggi ci vuole veramente coraggio.

I libri che gli uomini chiamano immorali sono semplicemente libri che mostrano al mondo la sua vergogna.
Oscar Wilde

Il mondo è solo un specchio dove vedi il tuo riflesso.

Freud ebbe un sogno, che implicava problemi che non mi sento autorizzato a riferire. Lo interpretai come meglio potevo, ma aggiunsi che si sarebbe potuto dire molto di più, se mi avesse fornito alcuni particolare sulla sua vita privata. A queste parole Freud mi guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, poi disse: «Non posso mettere a repentaglio la mia autorità!». La perse in quel momento. Quella frase si impresse con un marchio indelebile nella mia memoria, e in essa vi era già un preannuncio della fine della nostra amicizia. Così, Freud poneva l’autorità personale al di sopra della verità!
C.G. Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni”

Spiace che Jung non abbia capito che i Maestri non sono necessariamente “amici”. Così come i genitori non sono amici dei figli. Ha fatto bene Freud. Ennesima lezione impartita a Jung, che non ha avuto la sensibilità di capire che doveva “superare” il suo Maestro con il suo agire. Avrebbe dovuto accettare la sua risposta, comprenderla. Riconoscere che il proprio Maestro rimarrà sempre tale, per riconoscenza verso quello che ha comunicato all’allievo.

Non solo, ma tra discepolo e il Maestro ci sono sempre artriti, esattamente come nella tua perfetta paragone tra genitori e figli. Il Complesso di Edipo fa transfert dal genitore-figlio nell’ogni altro rapporto soggetto-oggetto, compreso il rapporto Dio e l’uomo. Non per niente Gesù chiamava Dio “Padre che sei nei Cieli”, e non per niente uomo moderno autoreferenziale fai da te ha creato una società senza eredi che nega Dio, o peggio lo uccide, secondo Nietzsche. La più grande intuizione di Freud è che Dio per una persona è la proiezione del suo padre biologico, alias Fedor Pavlovic Karamazov.

Diciamo che Nietzsche lo uccide per liberare l’Uomo da costrizioni teologiche che ne limitano il potenziale inespresso. Nietzsche e Freud hanno avuto il compito di rimette al centro l’Uomo. Si sono sporcati le mani con l’Uomo. Lo hanno capito in ogni sua realtà.

Quando si fa una cosa quel che conta è la motivazione, poi conta il risultato. Chi crede in Nietzsche pensa che lui uccide per liberare, io no ci credo ai parricidi in generale. Non credo al Smerdiakov. Visto che la motivazione non ha evidenza, si immagina e si intuisce, allora si giudica dal risultato. Non mi sembra che l’uomo moderno si è liberato, la storia del secolo scorso dimostra che è più schiavo di prima.

Perché l’uccisione deve essere metaforica. Deve essere come superamento. E Nietzsche questo lo spiega molto bene. L’Uomo è sicuramente, ahimè, ancora nella propria “preistoria”, per dirla come Hegel.

Non è nella preistoria perché si è fatto moderno, è nel lager e gulag. Sicuramente anche nel discoteca metaforicamente leggendo Hegel.

A parte il conTesto storico esiste anche il Testo che è nascosto dentro il conTesto: la guerra civile in essenza è un fratricidio. Il Testo in questo caso è primordiale, si chiama Caino ed Abele. E questo non è solo teoria, come sempre il massimo della teoria si verifica in pratica. Concretamente io conosco casi che nella stessa famiglia uno era partigiano altro era con il regime. In un caso, i fratelli con posizioni importanti nelle frazioni rispettive ci son sparati davanti al loro padre. Tutta la letteratura storica vale solo come informazione per conoscere il conTesto, in pratica serve di nascondere il Testo e non vestirlo. Anzi il racconto storico, la letteratura storica, discussa secondo almeno due punti di vista in contrasto tra loro, è una continuazione della guerra civile con altri mezzi.

Se l’arte moderna è provocazione, ogni provocazione è arte?

Per principio e in generale alla tua domanda non si può rispondere perché è il solito uovo e gallina o causa e effetto o cane che morde la sua coda. Ma nel caso del arte postmoderna che coincide con la fine dell’arte, dunque un stadio terminale dove uovo e la gallina, causa e effetto si fanno uno e un assurdo, la risposta è si, ogni provocazione postmoderna è arte. Proprio questa il grandioso e l’unico valore dell’arte postmoderna, dimostra nel terminale della storia dell’arte (ma anche nella Fine della Storia) l’essenza vuota dell’arte, che l’arte non ha valore in se, “arte per arte” è una formula falsa che precede e fa iniziare arte postmoderna, ma ha valore storico di un processo che si compie nel tempo storico. Con altre e poche parole, arte serve di restaurare durante la Storia la bellezza trasformata in bruttezza nei primordi. In questo momento storico preciso anche la bontà si e trasformata in cattiveria, e la verità in falsità, e per restaurare la situazione originale in questi ultimi casi serve rispettivamente la religione e la filosofia.
Per capire meglio idea serve una conoscenza minima delle arti figurative che non hanno peli sulla lingua di dimostrare la nuda verità. Immagine di Gesù, Madonna e tutti i santi nei secoli, nel postmoderno si sacrificano facilmente con, Quadrato nero sul quadrato bianco di Malevic, orinatoio di Duchamp, il barattolo di Manzoni, la banana di Cattelan ecc., mentre ci sono difficolta di sacrificare il linguaggio perché serve per comunicare, anche nella quotidianità. Sono fatti esperimenti con dada, antiromanzo ecc, ma non son andati oltre come fenomeni massivi. La polizia linguistica batte forte.

Se si afferma la verità che dopo la morte c’è ancora vita e la morte è solo la decomposizione della carogna, mentre la vera morte è spirituale, tutto i ragionamenti dei grandi intellettuali per la morte - e non solo perché il rapporto con la morte condiziona il prodotto culturale -, risulteranno quel che sono in verità: parole ai vento causati dalla morte spirituale, materiale scarto prodotto dall’angoscia esistenziale di una vita miserabile.

Il dogma una offesa alla dignità umana perché blocca la mente nella sua libera possibilità di cercarsi una verità propria.

I leggi di Newton e gli assiomi della geometria sono dogmi.

Tranne quello delle parallele.

Anche un personaggio dogmatico 2 mila anni fa ha detto:
“Non pensate che io sia venuto per abolire la dogma o i dogmatici; io non sono venuto per abolire la dogma della geometria euclidea ma per la con geometria non-euclidea”.

La Chiesa e il Cristianesimo vivano di compromessi, dunque sopravvivono, i falliti non possono fare diversamente. La Psicoanalisi come il Comunismo, sono il segni del fallimento e nello stesso tempo sono ancor di più: sono il risultato rifiuto del fallimento del cristianesimo. Di fatto sono la stessa cosa degradata e spezzettata con passar del tempo o con la crescita dell’entropia, e per questa ragione Bergoglio non ha problemi di confessarsi e di psicoanalizzarsi. Bergoglio l’hanno già chiamato il papa cattocomunista, ma devono chiamare anche il papa cattopsicoanalista.

Neile discussioni postmoderne si dicono soliti cose: ho usato il termine non nel quel senso, ma in un altro senso, non nel senso che pensi tu, ma nel senso che penso io ecc., ognuno per conto suo. Quel che è più importante di tutto, in un discorso devi indagare per trovare la motivazione perché si fa, in fin dei conti è la motivazione che conta per ogni cosa che si fa e si scrive. E nel postmoderno, o non c’è motivazione per niente, vuol dire è inconscia - non lo sa neanche il conferenziere giocoliere paroliere -, o è fatto scomparire con intenzione di scatenare il vuoto totale, o è nascosta in un modo subdolo che non lo trovi neanche tra le righe. Lo trovi o sopra le righe o sotto le righe.

La malattia del Vecchio Mondo e dei suoi dignitari si può riassumere in un’espressione che è poi il segno della sua patologia senile: coazione a ripetere.

È più che vero, solo che è una verità datata, diciamolo dall’inizio del secolo scorso con Spengler. Gli avvenimenti del presente sono gli ultimi risultati, e la malattia è più diffusa nello spazio, la mancanza delle nuove idee e visioni oramai è planetario, il Vecchio Mondo è più pensionata del Nuovo Mondo.

Un qualsiasi commento sarebbe superfluo, che piaccia o meno il giornalista. Non si commenta su quel che è una persona, ma su ciò che dice.

Quel che dice una persona è collegato con quel che è la persona. Anzi quel che è una persona da credibilità, veridicità e significato a quel che dice quella persona.

Nessuno ci perdona di essere stati sinceri nei suoi confronti o meglio, di aver osato essere stati sinceri nei suoi confronti. Dire la verità a qualcuno significa commettere un’indelicatezza, significa mostrare di essergli superiore:
“Non c’è nulla che l’autorizzi ad essere sincero nei miei confronti!”. “Come si permette di dirmi la verità in faccia?”
Emil Cioran, Dal Nuovo diario del Gattopardo

Immagina se il mondo, tutto il mondo, solo per mezz’ora, capace di dire solo la verità. Altro che atomica.

Non preoccupatevi perché lo stesso Cioran dice nel discorso o nella pagina conseguente che la verità non esiste. Ci diverte anche lui come i grandi intellettuali girando nella padella le frittelle di Nona Pina.

Una sera di maggio del 1988 Josif Brodskij, dal palco del Teatro regio di Torino, inaugurava la prima edizione del Salone del Libro. Nel discorso il poeta russo invitava i lettori a costruirsi una bussola interiore, uno strumento utile a orientarsi nell’oceano della letteratura.

Va bene aver la bussola per orientarsi, ma dove è il Polo Nord nell’oceano della letteratura?

Ci sono certi personaggi che anche la più grande verità detta da loro si trasforma nella più grande falsità criminale. È la persona che da significato a quel che dice.

il dialogo tra persone è la somma dei monologhi tenuti dalle persone dialoganti. Il dialogo è un pretesto per fare monologo. In definitiva non esiste il dialogo, esiste solo il monologo.

il grande intellettuale si misura - coscientemente o inconsciamente - con Gesù, e in profondo si crede più grande di Gesù. Si misura nel senso che non sei tu Gesù la verità, la via e la vita, ma sono io la verità, la via e la vita, e sono ancor più di te, sono anche la falsità, l’abisso e la morte.

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le nazioni sono egoiste come le persone e i grandi intellettuali, interpretano le cose centrate nelle proprie esperienze e nella propria sofferenza. Per questa ragione tutto è falso in un ospedale che ognuno cura la propria sofferenza.

Dati i miei gusti e le mie debolezze, sarei fatto per vivere durante il crollo di un impero - Emil Cioran Quaderni, 122

Ci sei già al momento giusto.