Freud ebbe un sogno, che implicava problemi che non mi sento autorizzato a riferire. Lo interpretai come meglio potevo, ma aggiunsi che si sarebbe potuto dire molto di più, se mi avesse fornito alcuni particolare sulla sua vita privata. A queste parole Freud mi guardò sorpreso, con uno sguardo carico di sospetto, poi disse: «Non posso mettere a repentaglio la mia autorità!». La perse in quel momento. Quella frase si impresse con un marchio indelebile nella mia memoria, e in essa vi era già un preannuncio della fine della nostra amicizia. Così, Freud poneva l’autorità personale al di sopra della verità!
C.G. Jung, “Ricordi, sogni, riflessioni”
Spiace che Jung non abbia capito che i Maestri non sono necessariamente “amici”. Così come i genitori non sono amici dei figli. Ha fatto bene Freud. Ennesima lezione impartita a Jung, che non ha avuto la sensibilità di capire che doveva “superare” il suo Maestro con il suo agire. Avrebbe dovuto accettare la sua risposta, comprenderla. Riconoscere che il proprio Maestro rimarrà sempre tale, per riconoscenza verso quello che ha comunicato all’allievo.
Non solo, ma tra discepolo e il Maestro ci sono sempre artriti, esattamente come nella tua perfetta paragone tra genitori e figli. Il Complesso di Edipo fa transfert dal genitore-figlio nell’ogni altro rapporto soggetto-oggetto, compreso il rapporto Dio e l’uomo. Non per niente Gesù chiamava Dio “Padre che sei nei Cieli”, e non per niente uomo moderno autoreferenziale fai da te ha creato una società senza eredi che nega Dio, o peggio lo uccide, secondo Nietzsche. La più grande intuizione di Freud è che Dio per una persona è la proiezione del suo padre biologico, alias Fedor Pavlovic Karamazov.
Diciamo che Nietzsche lo uccide per liberare l’Uomo da costrizioni teologiche che ne limitano il potenziale inespresso. Nietzsche e Freud hanno avuto il compito di rimette al centro l’Uomo. Si sono sporcati le mani con l’Uomo. Lo hanno capito in ogni sua realtà.
Quando si fa una cosa quel che conta è la motivazione, poi conta il risultato. Chi crede in Nietzsche pensa che lui uccide per liberare, io no ci credo ai parricidi in generale. Non credo al Smerdiakov. Visto che la motivazione non ha evidenza, si immagina e si intuisce, allora si giudica dal risultato. Non mi sembra che l’uomo moderno si è liberato, la storia del secolo scorso dimostra che è più schiavo di prima.
Perché l’uccisione deve essere metaforica. Deve essere come superamento. E Nietzsche questo lo spiega molto bene. L’Uomo è sicuramente, ahimè, ancora nella propria “preistoria”, per dirla come Hegel.
Non è nella preistoria perché si è fatto moderno, è nel lager e gulag. Sicuramente anche nel discoteca metaforicamente leggendo Hegel.