FIAT LUX - pjesë e shtatë (Xhojsi)

Ogni autori qualsiasi cosa fa, fa sempre autoritratti e autobiografie. Vale lo stesso anche per un uomo qualsiasi che fa autoritratti e autobiografie qualsiasi vivendo il quotidiano.

O Inkuizitor, s’ka asgje te keqe te perpiqesh te filozofosh ne italisht, por pasi ta kesh mesuar italishten njehere. Kjo qe ke shkruar ti ketu eshte shqitalisht

“Ogni autori qualsiasi cosa fa, fa sempre autoritratti e autobiografie. Vale lo stesso anche per un uomo qualsiasi che fa autoritratti e autobiografie qualsiasi vivendo il quotidiano”

dhe perkthehet: Autori cfaredo qe ben, ben vetem autoportrete dhe autobiografi. Vlen e njejta edhe per nje njeri te cfaredoshem qe ben autoportrete dhe autobiografi te cfaredoshme duke jetuar te sotmen. :slight_smile: Domethene e ke perkthyer fjale per fjale mendimin tend shqiptar.

Italisht do ishte

Ogni autore, qualunque cosa faccia, crea sempre autoritratti e autobiografie. Lo stesso vale per una persona qualsiasi che, vivendo il quotidiano, realizza autoritratti e autobiografie qualunque.

Shkruaj me mire shqip dreqi e mori ose futu e bej ndonje kurs gjuhe se na bere lemsh!

Nuk thu shyqyr, se na kane ardhur ne maje te hundes ata qe shkruajne shqip e mendojne ne gjuhe te huaja. Ja shiko ate trapin, Vehbiun, qe shkruan shqip e mendon amerikançe.

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Vrima, ti ke 570 komente ketu qe flet me vehten per dare piacere al te stesso. Ik tani se me vjen ndoht ta ul vehten ne nivelin tend.

Vrima, pse i fshive komentet, apo e pe qe te doli era?

Arte concettuale e Duchamp è l’inizio della distruzione della vera arte.

Duchamp e arte concettuale non è l’inizio della distruzione dell’arte vera, ma è la parodia che il postmoderno fa al classico, all’arte del passato. E per di più è la testimonianza artistica migliore che il mondo rischia di essere distrutta concretamente.

Come ha detto il grande attore Cillian Murphy, con un’affermazione che condivido in pieno e che mi è venuta in mente poco fa mentre ero intrappolato con la macchina nel traffico e non vedevo l’ora di tornare a casa mia, tra le mie cose ed i miei gatti: “Mi piace stare a casa. La mia vita è molto semplice. Leggo molti libri. Guardo tanti film. Ascolto un sacco di musica. Passeggio con il cane. Cucino con la mia famiglia. Sì, sono noioso.”

Va bene, soltanto che c’è un problema: ogni tanto nella storia, anche nella storia presente, sopra le case tranquille volano i bombardieri per annunciare che è finito la calma felice dei fannulloni noiosi.

Il romanzo Le intermittenze della morte di Saramago ci conduce in un territorio insolito e provocatorio, dove la Morte – personificata in una figura quasi burocratica – decide di sospendere il suo compito: da un giorno all’altro, nessuno muore più.
L’idea iniziale, apparentemente felice, si trasforma presto in un incubo. Le famiglie non sanno come gestire i malati terminali che non muoiono ma non guariscono, le case di riposo si riempiono di corpi in attesa, le imprese funebri falliscono, la Chiesa perde il fondamento della promessa di vita eterna. Saramago mostra con ironia graffiante e acuta lucidità come la morte, per quanto dolorosa, sia parte necessaria dell’equilibrio sociale ed esistenziale.

Le persone hanno paura della morte fisica perché son morti spiritualmente, son morti che camminano nella valle di lacrime. Se fossero vivi spiritualmente, in modo naturale accettavano la morte fisica come la cosa più naturale e più utile che sia al servizio del progresso e del rinnovamento delle generazioni. Anzi lo festeggiavano la morte fisica come passaggio in un altra dimensione più alta e migliore, cosa che si fa in certe culture primitive. Cosi dall’angoscia della morte non ti salvi scrivendo e leggendo libri e fare arte e cultura, tutte cose fatte per scansare invano l’angoscia morte che aspetta dietro angolo il morto che cammina. La paura della morte è la conseguenza più banale della morte spirituale, l’effetto coincide con la causa, per questa ragione l’assurdo esistenziale, l’assurdità del mondo e altri simili discorsi bla bla dei grandi scrittori che neanche si rendano conto che son morti e non sepolti, pensano che son vivi perché son famosi premio Nobel.

“Disprezza la letteratura nella quale gli autori rivelano ogni cosa intima propria e dei propri amici. La persona che perde la propria intimità perde tutto.”
Milan Kundera

È una cavolata di grandi scrittori che fanno il prete: non fate come me, fate come dico io. Un discorso o un scritto che non è testimonianza personale non attira e non interessa a nessuno.

Qualche volta i traduttore mette in risalto l’essenza originale meglio della scrittura originale, dunque qualche volta l’autore è il traduttore.

L’arte di Henri Rousseau, inizialmente derisa, oggi ispira artisti e appassionati in tutto il mondo, celebrando l’immaginazione pura e senza compromessi.

Il caso è la dimostrazione perfetta che l’umanità perde la serietà man mano che passa il tempo.

D’Annunzio aveva circa 150 ammanti; tra loro Eleonora Duse e Sarah Bernhardt che erano rivali nell’arte. 150 ammanti sono le sue conquiste accertate, si calcola che in realtà siano state molto di più, perché per sua stessa ammissione “Io sono infedele per amore, anzi per arte d’amore quando amo a morte”.

Chissà cosa ci trovavamo in d’Annunzio, sicuramente il cervello perché fisicamente era sfigato.

La donna vede nel uomo il muscolo del cervello, il maschio vede nella donno le forme del fondo schiena. È il modo di vedere per effetto della caduta originaria, la storia della mela dove partecipa anche il Lucifero, arcangelo dell’intelletto.