siamo circondati da enti: martelli, numeri, quadri di Pollock e pianeti. Tutti queste cose in qualche modo sono, nei più vari sensi di essere: ci sono, esistono, e ne predichiamo le più varie caratteristiche, essenziali o meno. Tanto per dire, i martelli sono utensili, i numeri sono astratti, i quadri di Pollock sono opere d’arte, e i pianeti sono corpi celesti. Ma che cos’è ciò che li accomuna, a prescindere dalle loro differenze? In altre parole: che cosa è il loro Essere? La filosofia di Martin Heidegger si è lungamente cimentata con questa domanda, riprendendo, ma anche modificando o forse persino stravolgendo l’ontologia tradizionale – a partire dall’antica domanda aristotelica: ti to on? Che cosa è l’essere?
Nonostante la varietà di risposte tentate da Heidegger, ce n’è un’idea che è rimasta costante. Secondo Heidegger, infatti, c’è una radicale differenza tra l’Essere e gli enti – la cosiddetta differenza ontologica: qualsiasi cosa l’Essere sia, è diverso da ciò che gli enti sono. l’Essere degli enti non è un ente. Quindi, l’Essere è un non-ente – un niente. E poiché tutto ciò che è, è un ente, l’Essere – proprio come il niente – semplicemente non è. Russell diceva che in questo modo si sta predicando qualcosa del niente, dunque il niente in qualche modo è qualcosa.
è il vecchio problema teologico, son cambiati solo i termini per far scomparire la teologia, Dio, tradizione, responsabilità, moralità e tutto il resto oscurantista totalitarista medioevale bla bla bla. Ma non si può scomparire nulla, solo si può degradare (o si può alzare più in alto), dunque la teologia nel moderno degrada nella filosofia, il teologo degrada in filosofo, Dio degrada nell’Essere e le cose create negli enti. Cambiano solo i termini, l’antico problema resta insolvibile: il Creatore e diverso dalla creazione o la Creazione è parte di Dio (o si identifica con Lui nel panteismo)?