Qesh mirë kush qesh i fundit

Infrangere una regola, nell’arte, ha senso solo se prima la stessa regola si è dimostrato di saperla applicare a perfezione.

Si è vero, quello che ha fato Robespierre doveva fare Luigi XIV. Purtroppo non è andato cosi, e per questa ragione i francesi hanno inventato l’antiromanzo.

Quel che è più sporco nella faccenda chi è più criminale il nazifascismo o il comunismo, è che le nazioni ragionano in modo interessato e egoista, esattamente come gli individui che considerano il malo assoluto solo la loro esperienza sofferta. Concretamente, i paesi che hanno sofferto il nazifascismo, fanno gara con i paesi che hanno sofferto il comunismo. E la gara lo vince Svizzera con le sue vacche e campi verdi come in cartolina.

ci sono ragioni geopolitiche della storia del mondo, ma più importanti ci sono le ragioni geoemisferi del cervello dell’uomo che spesso è una geozucca vuota.

I scemi non arrivano a capire che ho scritto una critica all’opera d’arte che è questa opera non un’apologia politica.

L’opera d’arte è sempre un atto politico, ed è impossibile dividere l’arte dalla politica.

Non è detto che succede in ogni caso.

Perfino la pretesa di fare arte o qualsiasi altra cosa culturale o non culturale, è un’atto politico, e anche falso, se non se non compie certe condizioni.

Si, ma non buttiamola sempre in politica, che noia!

Sto dicendo che oramai sei già buttato in politica e in noia, e il problema è di uscirne dalla palude. Cercar di negare la politica o di uscirne come Il barone di Münchhausen che usciva dalla palude tirandosi fuori per i propri capelli, è ancor più politica e ancora più noia. È proprio la politica post-totalitaria, postpolitica, post-truth ecc, proprio la moda attuale, che noia!

Ero il tipo di persona che avrebbe attraversato l’oceano per qualcuno che non avrebbe nemmeno attraversato la strada per me. Mi scusavo anche quando non avevo fatto nulla di sbagliato. Mi ci è voluto molto tempo per capire che non erano gli altri a rendermi triste o deluso. Era la mia convinzione errata che tutti avessero lo stesso cuore che ho io…
Jodie Foster

Il giorno che hai capito che avevi una convinzione errata, proprio quel giorno hai perso la superiorità del tuo cuore.

Riguardo al vedere i quadri dal vero, io ho una esperienza diversa. Provengo da un regime che proibiva molti autori, anche diversi classici (i manieristi), mentre erano censurati tutti gli autori moderni, cominciando dagli impressionisti, anche come foto, perché vederli dal vero era impossibile, non si poteva viaggiare liberamente all’estero. Così tutta la conoscenza dei quadri si basava sulle foto dei libri che circolavano samizdat. Causa di questa esperienza, anche oggi io gusto le riproduzioni nel foto, e invece dal vero, lo stesso quadro fa meno impressione, trovo difetti diversi, una scaffalatura o scollatura, presenza dei pelli in una pennellata buttata con noncuranza, cornici kitsch, stanchezza di girare nelle sale delle gallerie, stomaco turbato da panini disgustosi ecc. Insomma invece di trovare i quadri più naturali, li trovo artificiali, banali e poco impressionanti, anzi mi stupisco quando sento gente che racconta il suo caso di sindrome di Stendhal davanti al originale.

In linea di principio o in teoria, il continuo è complementare al discontinuo. Purtroppo, nella pratica i complementari diventano contrapposti, specialmente nell’epoca moderna, in cui la discontinuità prende il sopravvento ribellandosi proprio perché in passato predominava la tradizione, ovvero la continuità. Non a caso, nell’arte moderna la discontinuità ha acquisito priorità, così come nella fisica moderna, con i quanti nella meccanica quantistica. Questo fenomeno si riscontra ovunque nella cultura. La mancanza di equilibrio tra i complementari rende la situazione moderna pericolosa; ciò detto senza parteggiare per la tradizione che non lo merita, il moderno nasce come fallimento della tradizione, dalla padella alle bracci.

Ogni nostra azione si trasmette negli altri secondo il suo valore di bene e di male. Passa di padre in figlio, da una generazione all’altra, in un movimento perpetuo.
A. Gramsci, cit. in P. Spriano, “Gramsci e Gobetti”

Filosoficamente è una fesseria. Diceva Socrate/Platone l’uomo fa solo il bene, quando fa il male è per ignoranza. Il bene e il male è il binomio fondante delle religioni, ossia delle ideologie sia religiose, ma anche politiche.

Leggi il fesso che ha fesserato la mente di Gramsci e di tutti i filosofi : “Io dunque, con la mente, servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato. So infatti che in me, in quanto uomo peccatore, non abita il bene. In me c’è il desiderio del bene, ma non c’è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio”.

Gramsci è stato soprattutto un ideologo al servizio dell’ideologia politica. Se lei serve “la legge di Dio” (legge inesistente), lo fa col cuore che è un nemico del raziocinio mentale. Ciascuno fa ciò che ritiene bene o male sulla base di quanto è imbevuto d’ignoranza.

Gramsci, come tutti i grandi filosofi, è stato stato soprattutto un bambino come tutti altri bambini che la mamma lo portava la domenica nella Messa e li dimostrava il Bambini Gesù che succhiava il Senno della Madonna, e Gramsci si identificava con lui. Il segno dei ricordi rimane tutta la vita anche quando vai alla pensione. Tutta la speranza è rimasta nell’Intelligenza Artificiale che ha tutta la memoria dell’umanità e che non ha avuto la mamma che mette nel latto del biberon ideologia politica.

Aldo Moro e Pier Paolo Pasolini si erano trovati l’uno al fianco dell’altro al Festival di Venezia. Si sedevano in prima fila, il politico in giacca e cravatta e il regista in smoking. Era il 4 settembre 1964, la sera della prima de Il Vangelo secondo Matteo, di lì a poco vincitore del Gran Premio della giuria. Quello fu il film che più riuscì a legare il concetto di bellezza morale che entrambi cercavano costantemente di interpretare attraverso azioni uguali e opposte.
A causa di quelle sarebbero morti entrambi, dentro e sotto un’automobile.

Un altro esempio che ogni intellettuale si misura con Gesù in modo cosciente o incosciente, e che ogni grande intellettuale si crede più grande di Gesù.

Per la Banana di Cattelan, sono stati spesi 6 milioni, mangiato dal compratore milionario cinese in modo dimostrativo, mentre ci sono bambini che muoiono di fame.

Arte è alienazione come è alienazione il plus valore del capitale. Se scompare il capitale, automaticamente scompare l’arte, in una società ideale non saranno artisti, saranno uomini che faranno anche arte vivendo artisticamente - almeno secondo la visione del Marx (anche di Freud che lo considerava artista un neurotico, invece è peggio, è un psicotico). Cosi se si fa la critica d’arte dal punto di vista dei soldi, per forza che in essenza non c’è nessuna differenza tra Mona Lisa e barattolo pieno di Manzoni che assaporano tutti.

Il mondo è intimamente quantistico. È quantistico ai suoi livelli più profondi.

Che il mondo sia quantistico nelle sue basi strutturali non lo nega nessuno. quello che si dovrebbe evitare è inserire la meccanica quantistica (quasi sempre a sproposito) nei livelli emergenti dalla realtà subatomica. non serve la mq per curare un infezione o costruire un auto ecc.

Perché c’è la morale quantistica? la fisica quantistica è un ramo della fisica che studia il mondo subatomico e non una disciplina filosofica.

La morale o l’immorale non è competenza di scienza e neanche di filosofia e di nessuna altra disciplina culturale, compresa la religione che si presuppone come disciplina morale. Il morale o l’immorale è un stato d’animo personale o collettivo che il scienziato, filosofo, religioso o la persona qualsiasi cerca di giustificare (in bene e il male) in qualche modo, e qualche volta in ogni modo possibile, anche con modi ridicoli come nel caso della quantistica o fisica moderna. Ma anche la filosofia in questo caso è ridicola, meno ridicola della scienza.

La morale è l’etica sono trattate in primis dalla filosofia ma trovano applicazione in molte altre aree come psicologia, teologia, giurisprudenza. per la scienza in genere inclusa la quantistica è la filosofia della scienza che si occupa dei risvolti sociali e la riflessione critica sulla conoscenza scientifica.

Si lo so tutte queste culturalismi e intellettualismi, ma sto dicendo che sia i perversi e sia i santi giustificano i loro comportamenti secondo la loro professione e nessuno si rende conto cosa fanno, anche loro stesi.

Non sono d’accordo. A me non sembra che vada così. ad ogni innovazione scientifica di una certa importanza c’è sempre una discussione sui presunti benefici ecc., e non solo dagli addetti ai lavori ma anche dai media e sui social. vedi il dibattito acceso sull’intelligenza artificiale. per quanto riguarda gli scienziati dipende da caso a caso. sull’energia nucleare per esempio molti che ci lavoravano ebbero in seguito all’utilizzo bellico, ripensamenti e rimorsi sul loro lavoro.

Non sei d’accordo perché quel che ho detto impegna l’esistenza totale della persona, sia in questo caso un scienziato e una società che adora la scienza, non solo il lato utilitaristico esistenziale. IA è come bomba atomica ed ogni altra invenzione, si mischia uso in Hiroshima, per i centrali nucleari, per scoprire il primo atomo di Dio. A te la scelta. E anche la scelta di Einstein.

Ma quale scelta? Non sono d’accordo sul fatto che non ci sia una discussione critica sulla scienza e le sue applicazioni.

Proprio questo volevo dire che non si può fare scelta nell’inferno non evidenziato, perché sempre, fino adesso, si e fato in modo fatale la scelta peggiore, alias Hiroshima, e Einstein ha preso la paga fine mese.

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La vita appartiene a quegli individui strani ed eccezionali, che osano essere diversi.
Oscar Wilde

… che osano essere perversi.

L’ignoto si scopre nella fine della strada, e in fine della strada quando tutto sarà noto, si farà onore agli eterni sconosciuti non notati da nessuno.

Ma tu fai battute in una discussione per le teorie scientifiche sui buchi neri?

Anche i scienziati in essenza fanno battute, le teorie sono battute elaborate. In questo caso in maniera più ridotta le battute sono due: esiste Dio e non esiste Dio. E non solo in questo caso, in ogni caso.

In me c’è sempre stato un fondo enorme di pigrizia. Preferisco vivere, respirare piuttosto che lavorare. […] se vuole, la mia arte sarebbe quella di vivere ogni istante, ogni respiro; è un’opera che non si può ascrivere a nessun ambito specifico, non è né visiva né cerebrale. È una specie di euforia costante.
Marcel Duchamp

Quelli che sonno troppo presto bloccano gli i tardi che si fanno ancor più tardi, e tutto resta nella palude definitiva.

Non vi sono ideali e valori universali ed assoluti, così come non esistono principi eterni ed immutabili. Ma non per questo ideali e valori sono arbitrari e indifferenti. Essi sono storici.

Ogni cosa è relativa, il comandamento “non rubare!” deve convivere con il comandamento “rubare!”, dipende dal contesto cosa si fa. Se c’è un carabiniere vicino “non rubare!”, se non c’è, allora vale “rubare!”. Cosi gli ideali e i valori sono storici e geografici, cioè dipendono dal concetto spazio-tempo, dove si trova il distretto della polizia e se è ancora giorno oppure è calata la notte buia.

Chi vive nel nostro tempo è vittima di nevrosi. Per vivere bene non bisogna essere contemporanei,
Diario degli errori, Enzo Flaiano

La nostra (per certi versi dal dopoguerra in poi, almeno in Italia) è senz’altro un’epoca di nevrosi. Non so quanto sia vero in altre parti del mondo.

Dal dopoguerra in poi è un’epoca di nevrosi mondiale (non solo in Italia), visto che la Seconda Guerra era mondiale. Da crollo del Muro di Berlino in poi è un’epoca di psicosi. Mentre dopo Covid ancora non si e trovato il nome giusto perché i psicotici ancora non si rendono conto che durante Covid è stata una guerra mondiale senza paragone nella storia.

Non c’è dubbio che alcuni avvenimenti, come il crollo del muro di Berlino ed il COVID, che tu citi, abbiano lasciato un segno importante nella società e nella mente di molte persone, ma credo che nulla abbia avuto un impatto paragonabile allo sviluppo industriale ed economico del secondo dopoguerra. Ovviamente, questa cosa ha senso solo se parliamo del mondo occidentale.

Le nazioni sono egoisti e egocentrici come le persone, pensano che è più importante quel che hanno sofferto loro, Europa non sa un tubo del socialismo reale, della Russia e Cina, sa solo cosa ha detto Marx e Antonio Gramsci. Ancor di più non sa un tubo Italia che è un paese con passato glorioso. E quando un paese o una persona ha solo un passato glorioso, nel presente si trasforma in paese campanilista, e quando insiste nel suo passato che sempre si allontana di più e per conseguenza si glorifica di più, finisce a quel paese.

Ma dopo la Prima Guerra Mondiale in poi che epoca è?

Epoca di melancolia mondiale per il passato che non torna più, niente è come prima.

Nous entrons dans l’avenir à reculons - Paul Valéry

Noi civiltà ora sappiamo di essere mortali.
Avevamo sentito parlare di interi mondi che scomparivano, di imperi affondati con tutti i loro uomini e tutte le loro macchine; scesero nelle profondità inesplorabili dei secoli con i loro dei e le loro leggi, le loro accademie e le loro scienze pure e applicate, con le loro grammatiche, i loro dizionari, i loro classici, i loro romantici e i loro simbolisti, i loro critici e le loro critiche dei loro critici. Sapevamo bene che tutta la terra visibile è fatta di cenere, che la cenere significa qualcosa. Abbiamo visto attraverso lo spessore della storia, i fantasmi di immense navi cariche di ricchezza e di spirito. Non siamo riusciti a contarli. Ma questi naufragi, in fondo, non erano i nostri naufragi.
Elam, Ninive, Babilonia erano nomi bellissimi e vaghi, e la rovina totale di questi mondi aveva per noi poco significato quanto la loro stessa esistenza. Ma Francia, Inghilterra, Russia… anche questi sarebbero nomi bellissimi. Anche Lusitania è un bel nome. E ora vediamo che il baratro della storia è abbastanza grande per tutti. Sentiamo che una civiltà ha la stessa fragilità di una vita. Le circostanze che porterebbero le opere di Keats e quelle di Baudelaire a unirsi alle opere di Menandro non sono più affatto inconcepibili: sono sui giornali.
(Paul Valéry, Lettera, aprile 1919)